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La nostra comunità Nella parrocchia di San Donato, don Michele Di Gioia, seguendo il cammino del suo predecessore, don Michele De Nittis, rafforzò il gruppo di uomini e donne di Azione Cattolica, creò il gruppo dei chierichetti che vennero preparati al servizio intorno all'altare, a diventare "pueri cantores", ad indossare vesti tipicamente liturgiche e ad entrare sempre nella concezione che il Signore ha bisogno di loro; così molti di essi accettarono la loro vocazione e divennero sacerdoti santi. Nello stesso tempo attuò nella su parrocchia, che poi divenne molto più grande, i metodi di San Giovanni Bosco e la visione di San Domenico Savio, raccogliendo molti bambini che vengono guidati in una meticolosa azione catechistica da giovani studenti di ambo i sessi, da padri e madri di famiglia, sempre nell 'ottica di un'organizzazione cristiana efficiente e dinamica. Sbocco di tale attività erano la Prima Comunione e la cresima per completare così adeguatamente in tutti l'iniziazione cristiana. Il settore trainante di tutta l'attività pastorale fu quello dell'Azione Cattolica, con tutti i suoi rami. Questa associazione, affermata in Italia e operante col compiacimento e il sostegno del Papa e dei Vescovi, attuò riunioni, incontri, assemblee sia per organizzarsi che per formare gli adulti e le nuove generazioni.Molto spesso venne impiegata come supporto di molte iniziative, come le Giornate pro Università Cattolica, pro Seminario, pro Missioni, pro Quotidiano Cattolica, tutte intese nell'aiutare la Chiesa e tutti i suoi collaboratori, come Padre Michele Russo, da oltre vent'anni missionario comboniano in Ciad (Africa). Col tempo anche l'Azione Cattolica perse il suo smalto. I tempi cambiarono. I rapporti umani divennero più freddi. Ciononostante don Michele nel 1976 rifonda tale organismo, mette su un gruppo di servizio e di animazione per l'evangelizzazione in perfetta sintonia di vedute e di azione con la Gerarchia, ristruttura la nuova azione Cattolica, il cui statuto, frattanto, venne riveduto e aggiornato dal Centro nazionale.A fianco dell'Azione Cattolica, rilanciata dal nuovo statuto, e del Centro Sociale nacquero altri gruppi ecclesiali come l'Agesci nel 1960, il Gruppo di Preghiera "Padre Pio " nel 1970, il gruppo per l'apostolato dei laici, il Centro Sociale "Pier Giorgio Frassati" costituito il 27 febbraio 1967. Di tutti questi gruppi, grande merito ebbe ed ha tuttora il Centro Sociale che ha svolto una benemerita attività di carattere religioso e culturale, mediante l'organizzazione di conferenze, mostre d'arte, concerti musicali, rappresentazioni teatrali e soprattutto attività di cineforum con la proiezione di numerosi film, tra i più impegnativi, seguita da dibattiti coordinati e guidati da esperti, iniziative che divennero poi caratteristiche specifiche del Cinecircolo "P.G.Frassati" che nacque di lì a poco. Un altro dono di Dio da custodire e da utilizzare bene don Michele considerò la presenza in parrocchia prima della Comunità delle Suore del Preziosissimo Sangue, poi di quella delle Maestre Pie dell'Addolorata, che egli accolse nei primi anni '70. La genesi di tanti gruppi parrocchiali si trova nella concezione di don Michele che il rinnovamento ecclesiale non è possibile senza queste "strutture dinamiche", cioè di quegli "organismi di corresponsabilità" dei fedeli, che devono essere come la mente e il braccio del parroco, dato che nessuna attività può essere improvvisata e affidata la caso; perciò si richiedono operatori "formati e sapienti". Così don Michele, pur sapendo che la messe è molta e gli operai sono pochi, si sforza continuamente di utilizzare questi organismi, a guisa di lievito, perchè i parrocchiani prendano coscienza di essere Chiesa, una Chiesa capace di annunziare, celebrare e testimoniare Cristo Risorto, che si raduna intorno al proprio Pastore per ascoltare la Parola di Dio, partecipare alla frazione del Pane, vivere la comunione con i fratelli.. E come non fare un cenno particolare al FAC (Fraterno Aiuto Cristiano), in atto fin dal 1952, che mobilitò tutta la parrocchia, raccolta in famiglia, per dare conforto alla vera miseria (e allora ce n'era tanta!), per soccorrere prontamente chiunque si trovasse in condizioni di urgenti necessità materiali e morali. Il cruccio maggiore di don Michele era quello di uscire dalle anguste mura di San Donato e di costruire una nuova sede parrocchiale. Così, dopo tanto penare burocratico e ambientale, il 19 ottobre 1952 ottiene la delibera di concessione gratuita di mq. 1380 di suolo sito in Piazza Regina Elena (Largo Piscine) e inizia un'avventura poco incoraggiante, tra contestazioni e dimostrazioni anche piazzaiole e difficoltà economiche, che avrebbero disarmato chiunque e costretto alla ritirata. Ma, testardo com'è di natura, egli tira avanti, sostenuto moralmente anche da Padre Pio "un sacerdote animato dallo Spirito santo". Su progetto dell'architetto romano Renato Costa, regolarmente approvato dagli organismi civili competenti e dalla Commissione Pontificia di Arte sacra, il 1° maggio 1958, si pone la prima pietra, presente, con le altre autorità religiose e civili, anche Padre Pio. Per i fondi necessari venne costituito un Comitato "Pro erigenda nuova chiesa parrocchiale", incaricato di raccogliere le offerte spontanee e di svolgere tutte quelle pratiche per il sovvenzionamento da parte dello Stato.Dopo tanto penare, si arriva alla data dell'inaugurazione: 11 settembre 1965. Su questo avvenimento si scaricano diversi avvenimenti di carattere sociale e politico, che uniti a fatti di natura divina, sconvolgono i progetti degli uomini. L'arcivescovo Andrea Cesarano, in segno di protesta per la presenza socialista, non partecipò alla processione del 9 settembre 1965 e si limitò a delegare il suo Vicario Generale. Pure Padre Pio, personalmente sollecitato da don Michele, non tanto per gli impegni quanto per le pessime condizioni di salute, che lo affliggono in quel periodo, si schermisce dicendogli: " Cosa ci vengo a fare io ? Verrà un personaggio più importante di me…La Madonna delle Grazie ti porti tante consolazioni…".Don Michele, che intanto sa del rifiuto dell'arcivescovo, non intuisce chi potrebbe essere questo personaggio. Intanto, dopo la processione del giorno 9 settembre scoppia una pioggia talmente dirotta e insistente che il giorno dopo il Quadro della madonna non può fare ritorno nel Convento dei Cappuccini secondo la consuetudine; riesce solo possibile trasferirlo dalla Chiesa Madre a quella di San Giuseppe, ove è costretto a rimanere fino al giorno 12 settembre. Così la Madonna Può presenziare all'inaugurazione e don Michele finalmente ritrova la spiegazione delle parole di Padre Pio circa il personaggio importante. Un altro fenomeno di natura divina è quello della cambiale di 500.000 per i debiti inerenti i lavori della chiesa.Don Michele non ha una lira e prega i suoi collaboratori di attingere alle offerte pervenute in onore della Madonna durante il suo soggiorno in San Giuseppe. Qui si contano esattamente lire 500.050. E don Michele: " Quanto è delicata la Mamma! Mi ha lasciato anche i soldi per un caffè…" . Nel 1981 don Michele potrà vedere coronati i suoi sforzi. In vent'anni di tormentosi impegni, realizza una chiesa ampia, bella, ricca di gioielli di architettura moderna, una casa canonica a due piani, ampie sale per il catechismo, un salone con 300 posti per attività culturali e di audiovisivi per la catechesi, che ancora oggi costituiscono l'ossatura portante di tutta la struttura parrocchiale di san Giuseppe Artigiano. Strumenti di comunicazione entrano nelle case di tutti i parrocchiani sia per informare di tutto ciò che viene realizzato sia per indicare i bisogni cui deve corrispondere la comunità dei cristiani. Su questi documenti trovano spazio argomenti di vita religiosa, della dottrina sociale ella Chiesa, considerazioni e riflessioni di carattere politico e morale, problemi di attualità e propri sfoghi personali, però sempre con l'intento di richiamare al vero senso religioso il popolo di Dio.Come essere umano ha potuto anche sbagliare qualche volta, però non gli si può rimproverare il dovere, l'impegno, l'attaccamento, l'abnegazione, che egli ha sentito, come sacerdote e pastore, nei confronti di tutti, non solo di contribuire alla formazione morale delle persone chiamate al servizio religioso, sociale e politico, ma anche di guidare i suoi figli spirituali nella difesa dei valori umani e cristiani, fondamentali per una comunità parrocchiale ed ecclesiale.


Biografia

Don michele Don Michele Di Gioia nacque in San Giovanni Rotondo il 9 marzo 1922. Fin da ragazzo fu attratto dall'attività pastorale di don Giuseppe Prencipe, arciprete di San Leonardo, chiesa matrice, e dall'azione educativa dell' associazione di Azione Cattolica "Giosuè Borsi", dove crebbero anche molti adulti e anziani del nostro tempo. Nel 1931, sotto la spinta dell'Arcivescovo Andrea Cesarano, entrò con altri ragazzi nel Seminario diocesano, rimasto chiuso da oltre vent'anni. Proseguiti gli studi filosofici e teologici in altri seminari, venne ordinato sacerdote il 20 maggio 1945. Subito ebbe l'incarico, in qualità di assistente ecclesiastico, di guidare l'associazione di A.C. già menzionata, seguendo da vicino le direttive del suo arciprete e realizzando iniziative religiose, culturali e ricreative che sono rimaste negli annali della storia della parrocchia di San Leonardo e della cultura sangiovannese. Con simili iniziative, ebbe anche il merito di averi avviato al sacerdozio ben dieci ragazzi, che poi divennero tutti sacerdoti esemplari. Divenuto parroco di San Donato, si lasciò trasportare dal soffio dello Spirito Santo e circondare da chierichetti, da giovani e da adulti di Azione Cattolica, da parrocchiani di ogni ceto per realizzare così "una vera comunità radunata dallo Spirito, mediante la Parola di Dio, e protesa all'osservanza del precetto dell'amore, in cui c'è la perfetta imitazione di Cristo". Nella piccola chiesa di San Donato, condizionato dagli spazi troppo ristretti, meditò e concepì l'idea di costruire una nuova chiesa in una zona più ampia della stessa parrocchia. Questo progetto colossale gli costò molto sia per impegni onerosi che richiedeva sia per le cattiverie dei suoi detrattori. Pur con tutto ciò, intraprese la grande iniziativa che gli suscitò occupazioni, preoccupazioni economiche e danni perfino per al salute. Don Michele sviluppò gran parte della sua azione pastorale nella scia del Concilio Vaticano II. Dopo aver raccolto le ispirate intuizioni di Papa Giovanni XXIII, e studiato attentamente la rinnovata dottrina della Chiesa, impegnò la sua vivace intelligenza, nutrita di solida cultura umanistica e teologica, e la sua anima, ricca di spiritualità e di aneliti pastorali, al rinnovamento non solo della sua comunità parrocchiale, ma dell'intera Comunità di San Giovanni Rotondo. I documenti conciliari vennero conosciuti e approfonditi in incontri particolari, proprio per creare una comunità ecclesiale autentici mettesse in ascolto e adorazione della Parola di Dio e operasse concretamente per i bisogni dei fratelli. anche profondamente e dolorosamente da eventi luttuosi che colpirono la sua famiglia; tuttavia, pure in queste drammatiche circostanze, egli dimostrò un animo buono e intensamente cristiano, incline sia all'amore del prossimo sia al perdono dei nemici. Don Michele, nella Chiesa del Signore, seminò molto, profuse tante energie, realizzò meravigliose iniziative, concretizzando il concetto di San Paolo che dice:" Io ho piantato, Apollo ha irrigato, ma è Dio che ha fatto crescere" (1 Cor. 3,6). Nella fatica egli rifiutò i condizionamenti dell'età e i limiti delle forze umane, preferendo cadere sul campo.Vi cadde, però, il 29 dicembre 1987, nella posizione più composta, in preghiera attenta e fervente, in pace con Dio e con i fratelli.

 

 

La chiesa di San Donato, cuore della Comunità Parrocchiale

Scarse le notizie sulla chiesa, edificata forse ad opera dei "Germani" (indicazione del nome della famiglia o di fratelli?), i quali, secondo l'iscrizione posta sulla facciata, e datata 1360, la fecero costruire in espiazione delle proprie colpe.
L'edificio rimaneggiato più volte fino al XX secolo, non conserva più la pianta originale con la facciata rivolta in origine sull'attuale corso Regina Margherita. A pianta centrale quadrata, è coperto da una volta a vela decorata con tempere murali tra il 1934 e il 1938 ad pera del pittore milanese Natale Penati, raffiguranti gli episodi più significativi della vita della Vergine Maria contemplati nei misteri del Santo Rosario. Al centro della volta, il dipinto con Maria Ausiliatrice e Regina del Santo Rosario, mentre tutt'intorno sono rappresentati l'Annunciazione e la Nascita di Gesù, la Morte e la Deposizione, ed infine l'Incoronazione di Maria Santissima in Paradiso.
Sono inoltre conservate le statue lignee della Vergine e di sant'Aniello poste nelle nicchie laterali,e quelle in cartapesta leccese di san Ciro, San Donato e Sant' Elia.
La chiesa è stata interamente restaurata negli anni 2000-2001 adopera del reggente parroco della parrocchia di San Giuseppe Artigiano nei cui confini questa rettoria rientra.

 

Questa parrocchia è stata istituita con bolla del 6 gennaio 1940, festa dell'Epifania del Signore, sotto il titolo di San Donato, dall' arcivescovo di Manfredonia, mons. Andrea Cesarano. Essa ha avuto come prima sede, e fino al 24 dicembre 1960, la veramente piccola chiesetta omonima, di circa 67mq con annessa altrettanto piccola sagrestia, sino allora piccola cappellania, senza particolare importanza ne riguardo al culto e ne riguardo alla storia, che non è dato conoscere, tranne la circostanza che nel secolo XIV si trova annoverata tra le chiese esistenti entro la cerchia delle mura cittadine. La parrocchia è sorta come sdoppiamento dell'unica parrocchia di San Leonardo con sede nella Chiesa Matrice. La cura delle anime fu affidata per prima a don Michele De Nittis che resse questa parrocchia per dieci anni fino al 1950, successivamente al reverendo parroco don Michele Di Gioia. Don Michele Di Gioia, nato a San Giovanni Rotondo il 9 marzo 1922, fu ordinato sacerdote il 20 maggio 1945, s'insediò in questa parrocchia il 28 ottobre 1951. La chiesetta di San Donato (sita nel centro storico) era molto piccola e già all’epoca non riusciva a soddisfare i bisogni di una popolazione parrocchiale di circa settemila anime. Per fare fronte a questo disagio furono vagliate alcune opzioni come quella di espandere la chiesa a scapito di alcune abitazioni limitrofe. Questo fantasioso quanto vago progetto fu accantonato (sotto consiglio di padre Pio) e si pensò quindi alla costruzione di una chiesa più grande, dedicata a San Giuseppe Artigiano, in grado di soddisfare le moderne funzioni liturgiche. L'idea di realizzare una chiesa da dedicare a san Giuseppe risale a prima degli anni quaranta e sarebbe dovuta sorgere nell’attuale spazio occupato dall'ufficio postale di San Giovanni Rotondo II suo progetto iniziale prevedeva uno schema gotico-rinascimentale abbozzato dall’arciprete don Giuseppe Prencipe. II 19 ottobre 1952 don Michele Di Gioia ottiene la delibera di concessione gratuita del suolo sito in largo piscine. Ma anche qui le opposizioni non mancano; a quelle amministrative si aggiungono anche quelle dei fedeli ostili all'idea di abbandonare l’angusta chiesetta di San Donato. Trascorsero ancora sei anni durante i quali bisognava convincere i fedeli della necessità della nuova opera e formare un comitato che aiutasse il parroco nel proseguimento dei lavori e spronasse i fedeli ad autotassarsi per fare fronte alle ingenti spesate. Il 1 maggio 1958 avvenne la posa della prima pietra ,illuminata, per cosi dire dall'inattesa presenza di padre Pio che firmò la pergamena ricordo chiusa nelle fondamenta,e furono proprio le difficoltà sorte da quest'ultime che fecero accantonare il primo progetto dell'architetto romano Andrea Costa che dovette quindi modificarlo anche dietro suggerimento della Pontificia Commissione di Arte Sacra. Queste difficoltà prevedevano nuove ingenti spesate che furono superate con gran merito dei fedeli e con l’appoggio morale e spirituale del frate di Pietrelcina. La chiesa fu inaugurata il 12 settembre 1965, con alcune strutture provvisorie, e vi sostò per l’occasione l’icona della Madonna delle Grazie di ritorno al santuario. Nel corso degli anni la chiesa ha subito dei notevoli cambiamenti (pur non alterando la struttura a pianta centrale gravante su dodici punti) soprattutto in quest'ultimo decennio ad opera del reggente parroco. Ricordiamo primo fra tutti lo stupendo mosaico raffigurante la Deesis con Cristo Pantocratore al centro e la Madre di Dio e san Giuseppe ai lati in atteggiamento orante, l’ambone con le icone dei quattro evangelisti, l’altare marmoreo, il ciborio nella cappella del Santissimo Sacramento, e diverse icone realizzate dall'iconografo sipontino Matteo Mangano. Da non dimenticare le vetrate istoriate che rappresentano il ciclo cristologico e al centro un trittico raffigurante l’ospitalità di Abramo.